30Mar

Scegliere materie prime di qualità: la farina

Abbiamo visto nell’articolo precedente quanto importante sia la qualità delle materie prime che scegliamo di consumare. Voglio darvi degli strumenti chiari e semplici per districarsi nel complesso mondo degli alimenti e scegliere i prodotti più sani.
Partiamo dalla farina di frumento, più comunemente chiamato grano. La farina di grano tenero si usa per prodotti lievitanti, dolci o pasta fatta in casa mentre la farina o semola di grano duro si usa per la pasta o per qualche tipologia di pane (tipo pane di Altamura).

FARINA MANITOBA
è una farina di grano tenero 00, generalmente di origine canadese, che proviene da un grano più ricco di glutine. Per questo lievita facilmente e si lavora con facilità ma si digerisce difficilmente e crea alterazione della flora batterica intestinale.
DA EVITARE

FARINA 00
Rimane solo il 70% del chicco. Con la macina a pietra è impossibile da ottenere per quanto si setacci, perciò esiste solo da quando è stato inventato il mulino industriale a cilindri. È priva delle crusche e del germe, la parte nobile del chicco, e rimangono solo gli amidi e il glutine dell’endosperma, zuccheri rapidi da assorbire e proteine infiammatorie.
DA EVITARE

FARINA 0
È il massimo grado di setacciatura ottenibile nelle farine macinate a pietra e conserva circa l’80% del chicco, comprese piccole parti degli strati esterni e il germe ( ricco di antiossidanti)
CONSIGLIATA , PREFERIRE FARINA MACINATA A PIETRA

FARINA 1
Conserva circa l’85% del chicco
CONSIGLIATA , PREFERIRE FARINA MACINATA A PIETRA

FARINA 2
Conserva circa il 90% del chicco
CONSIGLIATA , PREFERIRE FARINA MACINATA A PIETRA

FARINA INTEGRALE
Conserva il 100 % del chicco. È la farina più ricca di fibre derivanti dalla parte esterna del chicco ovvero le crusche. In questo caso è essenziale scegliere farina biologica perché nella parte esterna del chicco si trovano anche i prodotti chimici dati ai campi di grano.
CONSIGLIATA , PREFERIRE FARINA BIOLOGICA MACINATA A PIETRA. SCONSIGLIATA A CHI SOFFRE DI COLON IRRITABILE E DI ALLERGIA AL NICHEL

Degne di nota sono le farine di grani antichi ovvero grani coltivati nel rispetto del terreno senza uso di diserbati e antifungini. A livello nutrizionale risultano più digeribili grazie alla presenza di un glutine più “debole”. La molitura a pietra, il controllo della temperatura nella lavorazione e l’uso di pasta madre per la panificazione permettono di mantenere intatte tutte le proprietà benefiche del chicco con sapori e gusti ben caratterizzanti.
Le principali varietà coltivate in Toscana sono: Grano duro di Senatore Cappelli, Grano tenero Verna, Gentil Rosso, Frassineto e Sieve; il farro monococco e Spelta.

Nella zona della valdelsa mi sento di consigliare le farine e derivati dell’Azienda agricola Poggio di Camporbiano www.poggiodicamporbiano.it e dell’azienda agricola Seminaluce di Giovanni Cerrano che vende i propri prodotti al Buono della Terra, gruppo di acquisto solidale situato in p.zza San Bartolomeo a Colle di Val d’Elsa. (www.facebook.com/ilbuonodellaterracolle)
COMPRIAMO E CONSUMIAMO PRODOTTI SANI E LOCALI!

P.S: trovate la ricetta del pane in foto sulla pagina Facebook “Una nutrizionista in cucina”


Fonti:

D. Chanaz , Da dove viene la tua farina?, dossier Terra nuova , gennaio 2015

Dietologia clinica, alimenti e malattia, Medi Edizioni, 1999

Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici (www.aiams.eu), nata nel 2011

15Mar

Una dieta basata sul semplice calcolo delle calorie è fallimentare

La quantità di calorie indicata nelle etichette e nelle tabelle di composizione degli alimenti può essere molto diversa rispetto a quella che si ricava effettivamente, perché la digestione è un processo troppo complicato da tradurre in numeri.

Ricerche recenti hanno dimostrato che la quantità di calorie che ricaviamo dal cibo dipende da quali specie mangiamo, da come prepariamo il cibo, da quali batteri si trovano nel nostro intestino e da quanta energia usiamo per digerire cibi differenti.

Il cibo dà energia al corpo. Gli enzimi digestivi di cavo orale, stomaco e intestino scindono le complesse molecole degli alimenti in strutture più semplici come zuccheri e aminoacidi, che sono trasportati dal flusso sanguigno a tutti i tessuti. Le cellule usano l’energia immagazzinata nei legami di queste molecole più semplici per mantenere il regolare metabolismo del corpo. Quando calcoliamo l’energia disponibile dei cibi usiamo un’unità di misura chiamata chilocaloria (kcal), i grassi forniscono 9 kcal per grammo, mentre carboidrati e proteine ne forniscono appena 4. Le fibre forniscono solo 2 calorie, perché gli enzimi del tratto digerente umano faticano a scinderle in molecole più piccole.

Ogni calcolo del valore calorico si basa su queste stime o su loro piccole derivazioni e non prende in considerazione la variabilità digestiva della singola persona, l’assetto ormonale che causa una maggiore o minore capacità assorbitiva e le modifiche della struttura e delle proprietà chimiche di un alimento a causa delle diverse modalità di cottura (bollitura, arrostimento, cottura il forno etc). Per esempio le proteine possono richiedere fino a cinque volte più energia per essere digerite rispetto ai grassi perché i nostri enzimi devono sbrogliare le catene di amminoacidi che costituiscono le proteine mentre gli zuccheri vengono digeriti e assorbiti così velocemente che il nostro apparato digerente è a malapena attivato. Ecco che capite la necessità e l’importanza della qualità delle scelte alimentari e di come lo stesso apporto calorico abbia un impatto diverso sull’organismo in base al nutriente di derivazione.

I cibi trattati industrialmente sono facilmente digeribili nell’intestino e forniscono molta energia a fronte di poco lavoro. Al contrario, verdure, noci, mandorle e cereali non raffinati ci fanno sudare per ricavarne calorie, e in generale offrono molte più vitamine e nutrienti rispetto ai cibi trasformati, mantenendo in buona salute la flora batterica intestinale.

Dunque il calcolo standard delle calorie non considera nessuno di questi fattori e in linea generale è per questo che le diete fai da te o elaborate tramite applicazioni mobili (app) hanno un’efficacia limitata.

Nei piani alimentari che elaboro per i miei pazienti non mi soffermo mai sull’apporto calorico generale bensì su un equilibrio di nutrienti e un’accurata scelta delle materie prime . Se educhiamo il nostro organismo e il nostro intestino a consumare alimenti non trattati riusciremo a mantenere un buono stato di salute e raggiungere il peso corporeo ideale senza rinunce e senza doverci preoccupare della quantità di cibo che consumiamo!


Fonti:

Discrepancy between the Atwater Factor predicted and Empirically Measured energy Values of almond in human diets. Janet A Novotny, Sarah K Gebauer, and David J Baer, Am J Clin Nutr. 2012 Aug; 96(2): 296–301.

Postprandial energy expenditure in whole – food and processed – food meals: implication for daily energy expenditure. Sadie B. Barr and Jonathan C. Wright, Food Nutr Res. 2010; 54: 10.3402/fnr.v54i0.5144.